Per un’Europa democratica, solidale e sostenibile
Indice
- Per un’Europa democratica, solidale e sostenibile
- L’appello del Terzo settore italianoper le elezioni del Parlamento Europeo – giugno 2024
- Un’Europa di pace, che tutela libertà e democrazia
- Diritti e ben-essere alla base di un welfare europeo
- Accoglienza e inclusione dei migranti nel rispetto del diritto internazionale
- Nessun indugio sulla strada della sostenibilità ambientale
- Economia sociale e solidarietà internazionale: modelli da promuovere
- Save the date
L’appello del Terzo settore italiano
per le elezioni del Parlamento Europeo – giugno 2024
Le elezioni europee per il rinnovo del Parlamento del giugno 2024 si svolgeranno in uno scenario inedito, nel contesto dell’eredità della grave crisi pandemica Covid 19 e nel quadro di tensioni geopolitiche che costituiscono una minaccia concreta alla sicurezza del continente, a partire dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina e dalla drammatica ripresa del conflitto tra Israele e Palestina, che sconvolge tutta l’area del Mediterraneo prossima all’Italia. In questi anni, inoltre, si è rafforzata l’agenda delle forze populiste in diversi Paesi europei, che mette in discussione aspetti fondamentali della costruzione europea fondata su partecipazione e diritti per tutti e tutte.
In vista delle elezioni del prossimo giugno, il Forum Terzo Settore ritiene che sia necessario lanciare un appello per riaffermare alcuni elementi fondativi dell’Unione Europea e per rispondere efficacemente alle principali sfide per i prossimi cinque anni. Rivolgiamo un invito alle forze politiche a raccogliere questo nostro appello.
Un’Europa di pace, che tutela libertà e democrazia
Non deve venire mai meno l’impegno a costruire un’Europa di Pace che ripudi la guerra come strumento di risoluzione delle controversie, che è stata una delle ragioni portanti che diedero vita al disegno dell’Europa unita alla fine del secondo conflitto mondiale: un’ispirazione fatta propria anche dai nostri Costituenti. L’Europa deve investire nella diplomazia e nella cooperazione internazionale invece che nella corsa agli armamenti, in modo da contrastare paure e diffidenze e per promuovere quindi un’idea di sicurezza basata sulle politiche di cooperazione, la promozione dei diritti umani, lo sviluppo sostenibile, la cultura delle differenze.
Per un’Europa del diritto e della libertà, il rinnovato Parlamento europeo dovrà svolgere un ruolo di vigilanza per la tutela in tutti i suoi Stati membri delle regole minime della democrazia a partire dalla divisione dei poteri, della piena libertà di associazione e manifestazione e della libertà di stampa. Il sostegno popolare, anche quando raccolto in libere elezioni, non può essere inteso come il viatico per la compressione degli spazi democratici. Sollecitiamo una nuova evoluzione delle istituzioni europee verso il rafforzamento del ruolo del Parlamento Europeo, superando i poteri decisionali incentrati prevalentemente sul ruolo dell’organismo intergovernativo nell’ambito della governance economica europea.
Il modello europeo cessa di avere valore in assenza di una piena tutela degli istituti democratici. Non possono esserci processi di allargamento se non all’interno della piena adesione ai valori della partecipazione e dell’inclusione. Nell’Europa dei diritti non ci possono essere aree di esclusione: i diritti devono valere per tutti e tutte, senza distinzione di Paese di origine, orientamento religioso, di genere e orientamento sessuale.
La libertà delle organizzazioni della società civile e del Terzo settore rappresenta un elemento peculiare delle democrazie europee che non può essere compresso. Sarebbe grave, ad esempio, appesantire gli obblighi burocratici e rendicontativi nella presunzione che le organizzazioni non governative possano costituire il veicolo poco credibile di influenze straniere occulte. Vanno scongiurate le minacce interne alla democrazia definendo politiche rispondenti agli obiettivi delineati nei Trattati Europei. L’Unione Europea si dovrebbe dotare di una Civil Society Strategy per il rafforzamento e la tutela degli human rights defenders.
Diritti e ben-essere alla base di un welfare europeo
Per un’Europa solidale, l’Unione Europea e i suoi Stati membri devono dare risposte concrete e urgenti alla questione sociale promuovendo, attuando e sostenendo politiche di welfare basate sui diritti e sul bene-essere di tutte le persone che vivono nell’Unione, in modo da contrastare le diseguaglianze, promuovere la coesione sociale all’interno dei singoli Stati membri e tra gli stessi Stati, e quindi garantire la concreta attuazione dei venti obiettivi contenuti nel Pilastro Europeo dei Diritti Sociali. L’Unione Europea dovrà adottare un welfare europeo per assicurarsi che il Pilastro Sociale e dei Diritti non rimanga una scatola vuota, affrontando così la crescita delle disuguaglianze e le differenze fra le prestazioni sociali fra gli Stati membri. È necessario intervenire per garantire lavoro di qualità, tutelando i diritti attraverso le direttive sulle diverse forme di lavoro conseguenti ai cambiamenti tecnologici.
Le Istituzioni europee e gli Stati membri devono: promuovere politiche che garantiscano diritti, pari opportunità e inclusione sociale per tutti i cittadini e cittadine europee, con particolare attenzione e cura al sostegno dei processi evolutivi, di crescita e di autodeterminazione a favore di bambini/e, ragazzi/e, delle persone in stato di maggiore fragilità sociale; tutelare il diritto alla salute e al benessere psicofisico di tutti i cittadini e cittadine europei proseguendo il lavoro intrapreso per la costruzione di un’Unione europea della salute anche grazie all’investimento nello sviluppo di sistemi sanitari autosufficienti, efficienti, equi ed accessibili nonché preparati alla gestione delle crisi, per garantire a tutti l’accesso tempestivo a medicinali e cure di qualità; adottare misure concrete per contrastare la povertà e l’esclusione sociale e garantendo un reddito minimo dignitoso per tutti; potenziare i servizi di assistenza e supporto per le persone anziane non autosufficienti, persone con disabilità e per i loro caregiver, garantendo loro una vita dignitosa, inclusiva e di qualità; promuovere un sistema di istruzione di qualità accessibile a tutti, favorendo la formazione professionale e contrastando la mancanza di pari opportunità e disuguaglianze presenti nei vari sistemi educativi; adottare politiche e azioni finalizzate a contrastare la povertà educativa minorile; investire risorse per garantire servizi di qualità (0/6) e omogeneamente distribuiti sul territorio europeo a favore dei bambini/e nella fascia di età 0/3, raggiungendo almeno la soglia europea minima del 33% fissata – per i servizi 0/3 – nel Consiglio di Barcellona del 2002 (obiettivo rimodulato al 45% a fine del 2022 dal Consiglio Europeo); sostenere con politiche attive le nuove generazioni, per garantire loro un futuro di emancipazione e benessere; semplificare le norme per sostenere le famiglie, offrendo servizi di assistenza all’infanzia, congedi parentali retribuiti e politiche a favore della conciliazione tra vita lavorativa e familiare; promuovere l’uguaglianza dei diritti e contrastando ogni forma di discriminazione; valorizzare e sostenere le libere forme di aggregazione della società civile.
In questo contesto è quindi urgente superare definitivamente le politiche di austerità ed evitare il ritorno, sia pure in forme maggiormente flessibili, a regole di bilancio che condizionano politiche espansive e che possono portare a un ulteriore ridimensionamento delle politiche sociali. È necessario trovare soluzioni urgenti per rispondere alle conseguenze in termini di impoverimento e aumento delle diseguaglianze dell’economia di guerra e delle mancate scelte di riconversione ecologica. Il nuovo Patto di Stabilità non va in questa direzione: non segna il superamento di un’agenda fondata principalmente sul criterio della gestione e riduzione del debito, che non è stata aggiornata attraverso veri criteri di flessibilità in grado di corrispondere alle esigenze concrete degli Stati membri.
L’Unione Europea dovrà promuovere una strategia internazionale secondo un approccio intersezionale, femminista e fondato sui diritti, per combattere le disuguaglianze e ridurre gli squilibri di potere a livello globale; le iniziative internazionali dell’Unione dovranno sostenere la piena realizzazione dei diritti umani, l’eguaglianza di genere, mettendo al centro gli interessi delle comunità dei Paesi partner. Le iniziative dell’Unione dovranno essere guidate dal principio della coerenza delle politiche, assicurando, ad esempio, che le politiche degli Stati membri e delle Istituzioni Europee non costituiscano un ostacolo alla realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030 e degli Accordi di Parigi da parte dei Paesi partner. L’Unione dovrà promuovere la tutela degli spazi civici a livello globale.
Accoglienza e inclusione dei migranti nel rispetto del diritto internazionale
Va sostenuta una politica europea dell’accoglienza e dell’inclusione dei migranti e richiedenti asilo, contrastando le pratiche dei respingimenti collettivi, garantendo sicurezza in mare e il soccorso delle vite umane. Vanno abrogati gli accordi sull’esternalizzazione delle frontiere con gli Stati extra-europei che subappaltano gli obblighi in materia di asilo e comportano trattamenti che violano i diritti delle persone in movimento. L’agenzia europea Frontex deve operare in modo da consentire agli Stati membri il rispetto del diritto internazionale ed essere maggiormente informata ad obblighi di trasparenza e reporting. Il Patto sui migranti approvato dal Parlamento Europeo, ad aprile 2024, non va nella direzione giusta e, anzi, è peggiorativo delle misure che lo hanno preceduto: creazione di appositi centri di identificazione alle frontiere, raccolta delle impronte anche per i minori con più di 6 anni, centri di permanenza speciali per chi proviene da Paesi con percentuali di richieste di asilo accolte non superiori al 20%.
Nessun indugio sulla strada della sostenibilità ambientale
L’Europa deve riprendere senza indugio la strada per la piena sostenibilità ambientale delle proprie infrastrutture economiche e produttive. A questo riguardo, gli Stati membri e le istituzioni europee devono essere di esempio a livello globale nella realizzazione degli Accordi di Parigi sul cambiamento climatico, nel quadro dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono sempre più evidenti ed eventuali ripensamenti da parte della leadership europea, dei quali si è invece discusso proprio nei mesi che precedono il rinnovo del Parlamento europeo, non sono la risposta alle sfide che mitigazione e adattamento ci richiedono di affrontare per una transizione ecologica giusta e inclusiva. Esprimiamo preoccupazione di fronte ai tentativi di arrestare la transizione ecologica sotto la spinta degli interessi delle imprese energivore.
Economia sociale e solidarietà internazionale: modelli da promuovere
L’Unione europea non deve interrompere il percorso per la valorizzazione di modelli economici solidali come quelli dell’economia sociale, centrati sulla tutela e sviluppo dell’interesse generale. A partire dal Piano per l’economia sociale del dicembre 2021 e dalla Raccomandazione in tema del 2023, il rinnovato Parlamento europeo dovrà svolgere un ruolo di promozione dell’economia sociale. Sollecitiamo, nel contesto del rinnovo delle istituzioni europee, la ricostituzione dell’Intergruppo del Parlamento Europeo per l’Economia Sociale, la nomina di un Commissario dedicato all’Economia Sociale e quindi la piena realizzazione del Piano europeo per l’economia sociale anche per la parte che prevede l’adozione di piani nazionali. In particolare, chiediamo ai parlamentari italiani di valorizzare il patrimonio del Terzo settore italiano nel contesto europeo, nel quale si determinano orientamenti su aspetti cruciali come la materia fiscale, riguardo alla quale negli ultimi anni abbiamo visto affermarsi approcci diversi e poco sensibili alla nostra storia. È necessario riaffermare che l’esperienza e l’azione del terzo settore non possono essere collocati nella dimensione della concorrenza, ma devono essere ricondotti nel quadro della realizzazione dell’interesse generale e quindi della generazione di risposte sociali nell’interesse collettivo.
L’Europa, allo stesso tempo, deve dimostrare di essere coerente e solidale anche a livello globale, sostenendo i partenariati internazionali per la realizzazione dell’Agenda 2030. A tale fine, è strumento essenziale un’agenda di cooperazione internazionale adeguatamente finanziata in linea con l’obiettivo di destinare lo 0,70% in aiuti e realizzata secondo i principi dell’efficacia, che riconoscono l’ownership dei processi di sviluppo da parte dei Paesi e delle comunità interessate. Il prossimo Parlamento avrà un ruolo cruciale per il rafforzamento del ruolo dell’Europa in linea con questi principi in un periodo cruciale che vedrà sia la discussione sul prossimo quadro finanziario pluriennale, ma anche la definizione della nuova agenda di sviluppo globale per il post 2030. La realizzazione dei progetti previsti, ad esempio, attraverso il Global Gateway e il Global European Instrument NDICI dovrà seguire i principi della massima trasparenza e apertura ai diversi soggetti della cooperazione internazionale, a partire dalle organizzazioni della società civile.
Save the date
Mercoledì 29 maggio, alle ore 11 presso l’Eurostars Roma Aeterna (via Casilina 125, Roma)